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31 Luglio 2024

DL Ricostruzione: il governo sia responsabile

Siamo in presenza di un governo in fuga dalla ricostruzione e dalle responsabilità, che tradisce le promesse fatte. Perché la presidente del Consiglio Meloni o il ministro Musumeci o il sottosegretario Mantovano non convocano la cabina di regia per definire gli obiettivi della ricostruzione? Compito del Governo non è scaricare le responsabilità sui sindaci ma garantire che la ricostruzione avvenga nella leale collaborazione di tutte le istituzioni, perché siamo in presenza di un danno grave in presenza del quale non si può giocare allo scontro politico. Non si esce da questa situazione  senza reintrodurre la parola prevenzione. Servono interventi strutturali Non potete continuare a usare la retorica del cercare i ‘colpevoli’ o addirittura lo scontro tra le istituzioni, perché queste sono di tutti. L’Esecutivo cambi strada. Scelga la responsabilità al posto della propaganda. In ballo c’è la credibilità del Paese e la capacità di un territorio di produrre qualità del lavoro e dello sviluppo economico.

Vi lascio l'intervento fatta in aula

Vi lascio l'intervento testuale

Signora Presidente, Sottosegretaria, colleghi e colleghe, il titolo del decreto-legge, che fa riferimento a disposizioni urgenti per la ricostruzione post-calamità, è, come sempre, interessante sul piano mediatico, per la vostra capacità di fare propaganda nel Paese e in quest’Aula, ma basta guardare le date per notare che è entrato in vigore l’11 giugno 2024, siamo a dieci giorni dalla sua potenziale decadenza, il Governo ancora non ha espresso i pareri sugli emendamenti che poche ore fa sono stati presentati per l’Assemblea e, anzi, un relatore ha presentato anche un emendamento. Basta questo per dimostrare il senso e il ruolo che questa maggioranza e questo Governo intendono affidare al Parlamento, perché siamo in prima lettura, a dieci giorni dalla potenziale decadenza del decreto-legge e ancora noi non conosciamo gli orientamenti del Governo per l’Assemblea. Lo stato confusionale della maggioranza e dell’intero Governo è evidente. Mi dispiace che in Aula non ci sia il ministro Musumeci e che anche il Ministro per i rapporti con il Parlamento si sia allontanato, ma diciamoci con grande chiarezza che dopo il passaggio in Commissione, dopo che anche le opposizioni hanno presentato emendamenti comuni per cercare di uscire dalla dialettica della contrapposizione preventiva, che per noi è sbagliata quando si parla di ricostruzione e di interesse generale, le risposte della maggioranza sono state delle arrampicate sugli specchi, precarie, anche senza numeri, senza relazioni tecniche, con grande improvvisazione e con tanta precarietà. Dunque, se fossimo onesti, dovremmo cambiare titolo al decreto-legge e dire che stiamo parlando di disposizioni urgenti per rallentare la ricostruzione e per tradire gli impegni assunti dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Con il testo in discussione stiamo riproponendo e state riproponendo una ricostruzione fai da te.

Colleghi, non dobbiamo dimenticare che siete stati abili, a pochi giorni dall’alluvione, nelle sfilate, nelle promesse. Sarebbe da parte vostra più onesto affermare da subito che non ci sono le risorse, che avete scelto altre priorità e questo è il motivo per il quale non ci sono le risorse, perché per altre priorità le risorse le avete individuate.

Ma questi cittadini emiliano-romagnoli, toscani, marchigiani sono stati di fatto presi in giro dalle promesse fatte non dalla terribile opposizione, ma dalle principali cariche nazionali ed europee. In questo territorio, infatti, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva indicato il riconoscimento del 100 per cento dei danni come obiettivo di questo Governo e la presidente Ursula von der Leyen aveva garantito l’impegno dell’Europa anche a individuare le procedure necessarie per non lasciare da sole le famiglie e le imprese. Colleghi, credo che siamo in presenza di un Governo in fuga, che è fuggito dalla ricostruzione, fugge dalle responsabilità, tradisce le promesse, che – attenzione – sono promesse fatte dalle cariche istituzionali. Per noi, la Presidente del Consiglio è la Presidente del Consiglio dei ministri del Governo che appartiene a tutti noi, al Paese intero, non è il capo di un partito, ma è il Presidente del Consiglio dei ministri che ha preso un impegno in quel territorio per la ricostruzione. Se non siete nemmeno capaci, con il Governo, che è una vostra responsabilità, di mantenere e sovraintendere alle relazioni con le istituzioni, vi faccio una domanda molto semplice: ma perché il ministro Musumeci o la presidente del Consiglio Giorgia Meloni o il sottosegretario Mantovano non convocano la cabina di regia per definire gli obiettivi di questa ricostruzione? Compito del Governo non è quello di scaricare le responsabilità ai sindaci, ma quello di garantire che la ricostruzione avvenga sul principio della leale collaborazione tra tutte le istituzioni, perché siamo in presenza di un danno grave nei confronti delle famiglie e delle imprese. Quando di mezzo c’è una calamità, non si gioca allo scontro politico, ma si affrontano le problematiche che le calamità producono nel nostro Paese.

Lo dico con grande franchezza, senza voler essere frainteso: perché non si convoca questa cabina di regia e si continua a scaricare la responsabilità sui sindaci? Lo dico rivolgendomi alla Presidente e, per suo tramite, ai colleghi di Fratelli d’Italia: l’iniziativa che avete adottato in queste ore e in questi giorni, finalizzata a dire che i sindaci sono pieni di risorse e non sanno utilizzarle, è perfino al limite della decenza, perché dovreste sapere e dovremmo sapere tutti che i sindaci non hanno potere legislativo, ma applicano le regole che questo Parlamento ha approvato e che peraltro noi non abbiamo condiviso. Mancano norme coerenti sulla ricostruzione, ma voi non avete voluto accettare gli emendamenti che abbiamo proposto, finalizzati ad aiutare il commissario Figliuolo a procedere in maniera strutturale, perché non si può continuare ad agire solo sulle risorse di somma urgenza e con le procedure di somma urgenza, cioè – per farmi capire – ricostruendo le strade sulle frane, ripristinando i danni degli edifici ovunque essi siano, anche se sono collocati nelle aree ad altissimo rischio di dissesto idrogeologico, di esondazione dei fiumi e dei corsi d’acqua. Non possiamo fare finta di niente e lo dico a un Governo che dovrebbe, prima di tutto, cambiare rotta rispetto alla negazione dei cambiamenti climatici e al ritardo nella presentazione di un piano per l’adattamento ai cambiamenti climatici. (Applausi). Non si esce da questa situazione senza reintrodurre la parola “prevenzione”. Occorre un piano strutturale per adattare, ad esempio, i reticoli idrografici dentro le conseguenze che questi cambiamenti climatici apportano. Siete al Governo da due anni e non si può continuare ad usare la retorica dell’individuare nel passato i colpevoli o addirittura di cercare uno scontro tra le istituzioni, perché le istituzioni sono di tutti e appartengono al Paese prima di tutto.

Dico, con grande tranquillità tra di noi, che vi avevamo proposto alcune soluzioni interessanti, ad esempio per mantenere il riconoscimento dei danni al 100 per cento. Trattandosi di alluvione, i danni più rilevanti e più evidenti sono quelli sui beni mobili, quando parliamo di famiglie. Ora mettere un tetto di 6.000 euro sui beni mobili è una presa in giro, qualcosa di precario che tradisce la promessa. A differenza di un terremoto che di fatto genera problemi strutturali agli edifici, quando una casa non crolla, i beni mobili sono al sicuro. La ricostruzione di un terremoto avviene dunque sui beni immobili. Un’alluvione che mette sott’acqua il piano interrato, il primo piano e in alcune città addirittura il secondo piano dell’edificio, crea danni ai beni mobili che non si possono quantificare in massimo 6.000 euro. Perché così si tradiscono le promesse, gli impegni e gli indennizzi che il vostro Governo ha promesso a quel territorio. Cade così la credibilità del Governo e delle intere istituzioni. E voi avete determinato uno scontro politico per gestire questa alluvione, soprattutto in una Regione laboriosa come l’Emilia-Romagna, capace di rimboccarsi le maniche. Se voi non cambierete strada quelle terre, l’Emilia-Romagna come la Toscana e le Marche, saranno costrette a definire piani strutturali per mettere in sicurezza la qualità del lavoro e la qualità dello sviluppo economico. Si tratta infatti di Regioni che contribuiscono in percentuale molto alta al PIL nazionale. Noi vi avevamo presentato proposte utili per una migliore gestione commissariale dell’evento traumatico che non dobbiamo mai dimenticare essere stato una calamità grande, tra le prime tre al mondo nel 2022.

Perché si vuole determinare uno scontro politico a tutti i costi? Perché volete insistere in uno scontro tra istituzioni? Perché non si prova a ricostruire una corretta relazione tra le istituzioni per dire la verità ai cittadini e alle imprese? Abbiamo fatto la stessa cosa per il comparto agricolo. Sappiamo bene quanto pesi la produzione lorda vendibile in quelle terre per l’export nazionale di quel comparto. Vi avevamo semplicemente chiesto di mantenere gli impegni. Vi abbiamo proposto di mettere il commissario nelle condizioni di accertare il valore di un immobile in una zona esondabile, non ripristinare i danni in quell’abitazione e ricollocarla in zona congrua. Perché dobbiamo abituarci a riprogettare il contrasto al dissesto idrogeologico. Abbiamo bisogno di interventi strutturali.

Nel ringraziare il dottor Curcio e nell’augurare al nuovo direttore Fabio Ciciliano i migliori auguri di buon lavoro, voglio solo dire che il nostro auspicio è sempre che il Governo cambi strada, scelga la responsabilità al posto della propaganda per servire le istituzioni anziché usarle solo ed esclusivamente per ragionare sul consenso. In ballo c’è la credibilità del Paese e la capacità di un territorio di produrre qualità del lavoro e sviluppo economico.

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