Il mio intervento
Il mio intervento in versione testuale
Signor Ministro, abbiamo presentato questa interpellanza – come hanno indicato il Presidente del nostro Gruppo e anche il collega senatore Borghi – non per ascoltare gli aspetti gestionali della vicenda, perché sappiamo perfettamente che, di fronte ad eventuali affidamenti, servono procedure ad evidenza pubblica per determinare eventuali contratti.
Questa interpellanza nasce con un obiettivo molto semplice, signor Ministro: far capire al Governo che stiamo parlando degli asset pubblici e delle reti. Stiamo parlando, come giustamente ricordava il collega Enrico Borghi, della gestione dello spazio, che oggi non è regolato. Come dicevo, quindi, questa interpellanza nasce con l’obiettivo molto semplice di cercare di capire se il Governo ha o non ha una visione, ha o non ha un progetto, è in grado cioè di affrontare una vicenda così complessa.
Siamo all’interno di enormi trasformazioni geopolitiche. Ci piacerebbe anche comprendere una lettura degli effetti del trumpismo dentro un’alleanza sempre più stretta con nuovi oligarchi che, non casualmente, proprio su questa materia, realizzano gli utili e i business che da soli sono forse più importanti dei bilanci dei singoli Stati.
Qual è la vostra visione? Perché, Ministro, visto che anche lei ha una delega importante, quella dei rapporti con il Parlamento, non si decide di affrontare in Parlamento un tema strategico di programmazione e di indirizzo sugli asset strategici più importanti per la sicurezza nazionale? Non si può essere patrioti a targhe alterne o, peggio ancora, difensori dell’interesse nazionale pensando di affidare ai privati la sicurezza nazionale. Questo contraddice sia l’esigenza di una difesa comune europea, sia soprattutto l’interesse fondamentale – che dovrebbe stare a cuore a lei quanto a noi, visto che è il Ministro dei rapporti con il Parlamento – di portare in Parlamento una discussione seria su quale sia l’indirizzo.
Signor Ministro, come abbiamo sottolineato in questa interpellanza, noi abbiamo già visto segnali preoccupanti, per come avete gestito ad esempio le reti TIM, per come avete affidato a un privato il controllo degli asset fondamentali più importanti del Paese, senza delineare alcun atto di indirizzo. Abbiamo visto, nella legge di bilancio, come avete fatto per quello che riguarda la gestione delle reti Enel e delle reti elettriche, prorogando concessioni senza alcun indirizzo sul versante degli investimenti e del rapporto con le Regioni. Insomma, noi pensiamo che questa materia sia gestita da voi in un’emergenza sempre orientata ad affrontare le questioni di natura economica; le difficoltà economiche ogni volta vi impongono una cessione di sovranità e soprattutto un indebolimento del ruolo pubblico, perché qui stiamo parlando del controllo della sicurezza dei dati, stiamo parlando della sicurezza nazionale.
In tutto questo, nel ringraziarla per essere qui questa mattina, vogliamo dirle con grande forza e determinazione che questa materia è troppo importante per essere affrontata o limitata dopo mesi e mesi di discussione. Né si può pensare che il rapporto con il Parlamento si esaurisca nel dirci che dovevamo ascoltare la conferenza stampa del Presidente del Consiglio, perché non credo che sia questo il ruolo del Parlamento. Il ruolo del Parlamento è decidere un indirizzo politico, e non di ascoltare le conferenze stampa.
E non possiamo fermarci qui, alla retorica di far sempre riferimento agli errori del passato, al fatto che avete avuto un’eredità che vi è stata consegnata da chi c’era prima di voi. Dopo sei mesi di Governo è anche ascoltabile, ma dopo due anni e mezzo è inascoltabile, signor Ministro. Se ci sono ritardi nel PNRR, venite in Parlamento, ce lo dite e proviamo insieme a correggerli. Se invece vi nascondete dietro i ritardi per non portare niente in Parlamento e per negargli gli atti di indirizzo fondamentali su una materia così delicata, credo che questa sia la negazione fondamentale della delega che le è stata assegnata. Quindi, noi dobbiamo provvedere a compensare tutto questo.
Signor Ministro, le voglio chiedere con grande chiarezza quali sono le ragioni per il Governo, alla luce anche degli impegni assunti in ambito europeo. Abbiamo capito dalle sue risposte e dalle sue riflessioni su questo tema che, se anche non è ancora stato fatto l’atto tecnico, state pensando di affidarvi a questo che io definisco “monopolio” e alla fine, se lo si affida in questo modo, si nega anche la prospettiva di una difesa comune europea. C’erano dei progetti avviati nella dimensione europea, dei quali non conosciamo più gli stati di avanzamento.
Se volete procedere a una trattativa privata con Starlink, che poi avrà la sua evidenza negli atti pubblici, anziché procedere con convinzione nel programma europeo, venite a dircelo; venitecelo a dire che avete deciso di demolire l’Europa e di rinunciare a una prospettiva europea comune, perché stiamo parlando di questo. La scelta non è tecnica, non è neutra, ma ha un grande impatto politico e lo avrà anche per i futuri Governi. È per questo che negare al Parlamento una discussione strategica su questo tema è una follia, è la negazione dei principi fondamentali che la Costituzione assegna a quest’Assemblea.
Penso che abbiate valutato cosa possa determinare l’eventuale combinato disposto – immaginiamocelo solo per un istante, Ministro – dato dall’assegnazione a Starlink della copertura delle aree grigie e della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane. Stiamo parlando di questo. Dentro questo combinato disposto è evidente a tutti che ci sono dei rischi per la sicurezza nazionale. È evidente a tutti che ciò è in contrasto con la strategia europea in questo senso, che per me deve essere comune. Stiamo parlando di questo: sono infrastrutture strategiche gestite da una società estera. L’obiettivo di questo Governo è consegnare a una società privata la gestione dei nostri dati più importanti e sensibili, anche delle nostre diplomazie e dei nostri Servizi? Io credo che tutto questo, Ministro, sia incompatibile con l’occuparci dell’interesse nazionale e con il servire con onore e disciplina questo Paese.