Il mio intervento
Il mio intervento in versione testuale
Signor Presidente, colleghi e colleghe, voglio prima di tutto riconoscere al ministro Ciriani, al presidente Balboni, ai relatori e alla sottosegretaria Castiello di aver fatto un tentativo utile – a prescindere dal merito, sul quale dopo tornerò – che, quantitativamente, ha dato un segnale positivo. È da questo segnale che dobbiamo ripartire: la centralità del Parlamento e la volontà di accogliere e lavorare gli emendamenti che sono proposte di iniziativa parlamentare. Veniamo da anni di asfissia su questo versante. Voglio riconoscere questo passaggio, affinché sia una prima base di partenza per restituire al Parlamento il ruolo che merita e che la Costituzione e le regole gli assegnano.
Tuttavia, non posso non entrare nel merito perché il lavoro positivo fatto ha senza dubbio portato a soluzione tante questioni che il Gruppo Partito Democratico ha segnalato, in particolare sul terreno degli enti locali che – non dimentichiamolo mai – sono i pilastri essenziali per la tenuta sociale di una comunità e, dunque, dell’intero Paese.
Sono state adottate misure utili per flessibilizzare la spesa, garantire maggiori opportunità di investimento e consentire agli enti locali di concludere i tanti progetti che oggi segnano, sul piano anche economico, l’importante obiettivo della crescita legata a un aumento degli investimenti locali e territoriali.
Tuttavia, questo Governo ha introdotto temi molto divisivi. Il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri ha già in pancia una sottovalutazione rispetto al Paese reale.
Noto e notiamo con sempre maggiore frequenza, su un terreno molto insidioso che io considero una dipendenza da rottamazione, come ormai questa maggioranza in ogni provvedimento introduca ravvedimenti, rottamazioni, condoni e azioni tutte unilaterali che – come vediamo dai dati sulla produzione industriale – sono peraltro inutili per la crescita, per stabilizzare, per garantire maggiori diritti nella qualità del lavoro e per affrontare le politiche fondamentali, che sarebbero la priorità . Una politica che vada verso un aumento dei salari e una riduzione della precarietà dovrebbe stare al passo di una politica che si impegna per aumentare la competitività e la produttività del lavoro. Qui capita l’esatto contrario. Questa dipendenza da rottamazione vi fa sempre sbandare e sbagliare strada.
Siamo di fronte a una riammissione in termini della rottamazione-quater.
E contemporaneamente abbiamo un Ministro, un illustre Ministro di questo Governo, il Vice Presidente del Consiglio, che già , insieme al Ministro dell’economia e delle finanze, annuncia la quinquies, e cioè una nuova rottamazione. Quindi, dopo dodici provvedimenti di questo Governo, che hanno in pancia l’idea stessa di rivolgersi sempre allo stesso mondo – ormai il vostro elettorato probabilmente abita nel magazzino fiscale dell’Agenzia delle entrate -, è un qualcosa di inaccettabile culturalmente.
Al di là della banalizzazione e dello scherzo, sembrava di essere su «Scherzi a parte» con gli emendamenti addirittura pensati dai relatori, senza alcuna relazione con gli impatti finanziari. Abbiamo fatto, grazie al lavoro del collega Giorgis e di tutto il Gruppo PD in Commissione, una battaglia su questo. Ci deve essere sempre un principio al quale non possiamo non fare riferimento e non possiamo cancellare, nonostante il Governo Meloni, che è quello della trasparenza e dell’applicazione delle regole della Costituzione, che segnano nell’articolo 81 una verifica essenziale e indispensabile.Â
Dentro questo contesto, però, il messaggio culturale che date al Paese è devastante, e lo è per le future generazioni. Se ogni tre per due ci occupiamo del magazzino fiscale, anche il resto del Paese comincia a pensare che prima o poi ci sarà un atto del Governo che consentirà a chiunque decide di non pagare le imposte di avere un condono, una rottamazione o una sanatoria nel medio periodo. Su questo noi non arretreremo e chiederemo nelle prossime settimane i dati al Ministero dell’economia e delle finanze. Ci potete anche raccontare che le politiche industriali le fanno le imprese, ma le politiche economiche, fino a prova contraria, sono una competenza del Governo, l’asse portante della politica di un Governo, e sono anche la cifra attorno alla quale misureremo l’azione di questo Governo. E così finirete di limitarvi all’opposizione e al passato. Potremo cominciare a dire quello che non state facendo: voi non state facendo le politiche economiche e sociali che servono per aggredire il cambiamento.
Questa dipendenza da rottamazione lancia un messaggio devastante al Paese. Rendetevene conto e fermatevi, perché il pilastro fondamentale dell’equità fiscale, della progressività dell’applicazione delle imposte, è essenziale per la stessa economia. Non c’è crescita economica perché, se la produzione industriale è ferma da ventitré mesi, significa che le vostre azioni per sostenere la crescita sono fallite. Anziché fare una rottamazione in più, forse sarebbe stato meglio estendere una misura, ad esempio, per aiutare i comparti produttivi in difficoltà .
Abbiamo presentato proposte sul pilastro della moda, un pilastro che porta in Italia migliaia e migliaia di imprese piccole e piccolissime. Avevamo introdotto politiche di comparto settoriali per far uscire questo Paese dalla pandemia. Avevamo prodotto anche azioni utili perché la crescita è stata del 6 per cento in uscita dalla pandemia. Dunque, cosa serviva? Servivano nuovi ammortizzatori per proteggere il lavoro, servivano politiche di filiera per orientare questo settore verso l’innovazione e il futuro ed è un settore di alta competitività . Nulla; si dice che mancano le risorse. No, io non credo che mancano le risorse: mancano una politica industriale e una visione per il futuro di questo Paese. Non ci sono.
Un Governo abituato a gestire il consenso nella quotidianità e sui social non è più abituato ad affrontare le politiche sociali ed economiche e a leggere le trasformazioni che poi porterebbero qui la necessità di importanti provvedimenti. Ribadisco: provvedimenti sul lavoro per contrastare precarietà , sull’impresa per garantire competitività , impedendo che il vostro Ministro dell’economia lasci alle imprese in solitudine le politiche industriali. Tutti sanno qui dentro che, per fare politiche industriali e per attrarre investimenti in questo Paese, è necessario che il Governo crei il terreno fertile per favorirli.
C’è poco per semplificare le azioni utili e anche per adottare al meglio tutte le potenzialità che il Piano nazionale di ripresa e resilienza vi ha consegnato, perché ci sono investimenti essenziali. Questo Paese sarebbe in recessione se non ci fossero gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e nulla si fa di tutto questo all’interno di questo provvedimento.
Aggiungo, Presidente, che non si può, perché questa è veramente una beffa incomprensibile.
Questa smania della rottamazione arriva perfino a rottamare le sanzioni ai no vax. Arriva perfino a togliere sanzioni che avevano come finalità non tanto il gettito, ma almeno il riconoscere ai medici che hanno sofferto, che hanno lavorato, alcuni dei quali sono anche morti per curare le persone, una dignità , che voi state negando attraverso la negazione di quella fase. Rottamiamo le sanzioni ai no vax, ma con quale messaggio culturale al Paese?
La stessa questione è relativa al fisco. Si trascinano in basso e si calpestano le radici di questo Paese, dove diritti e doveri si devono tenere per mano. Voi state non solo cancellando la parola «diritti», ma state anche umiliando quella dei doveri. State cancellando l’essenza di un’idea di società e di comunità . Ma questo Paese nel medio termine così non sta insieme e rischia di perdere una delle potenzialità vere, che è quella della coesione sociale, sulla quale si innestano la crescita economica e il futuro di una comunità .
Ultima questione: occorre che il Ministro della salute torni a fare il Ministro della salute. Sono due anni che non vedo sulla sanità alcuna risposta e alcuna reazione. Voglio fare un esempio, ma non in polemica, perché so che anche i colleghi della maggioranza hanno lavorato su questo. Avevamo presentato proposte per riconoscere le risorse che spettano a due importanti istituti di ricerca e cura in questo Paese, il CNAO a Pavia e il Bambin Gesù a Roma. Si tratta di risorse che sono già nel bilancio dello Stato, ma su questo il Ministro della salute ha espresso parere contrario, senza voler approfondire una questione fondamentale. Al Bambin Gesù esistono le cure fondamentali per i bambini e al CNAO esiste una delle eccellenze più importanti del nostro Paese per la cura delle persone più anziane. Come si fa a non considerare, ad esempio, gli obiettivi della sanità prioritari? Abbiamo bisogno, per garantire sviluppo e futuro economico a questo Paese, di mettere in sicurezza il Sistema sanitario universale, di favorire gli investimenti nella ricerca. Nella ricerca vi sono le eccellenze del Sistema sanitario che portano il diritto universale alla salute in alto. Se fermiamo la ricerca, il diritto alla salute rimarrà sempre meno qualificato, e per di più non rimarrà nella disponibilità di coloro che non hanno le risorse economiche per curarsi a pagamento con le risorse private. Rischiate di rompere uno dei princìpi cardine dell’unità nazionale e della qualità della vita in questo Paese.
Occorre che il Ministro della salute metta in campo le riforme necessarie e si impegni in prima persona in una questione che è prioritaria. Tra tutte le proroghe che abbiamo avuto di fronte, quella del sostegno alla competitività economica e quelle che potevano prorogare le risorse per garantire migliori servizi ai cittadini sono state negate. Di qui la nostra considerazione rispetto al fatto che i nostri valori e le nostre radici abitano altrove. Vi invitiamo a cambiare strada, perché non consideriamo le risposte che state dando al Paese utili a favorire una crescita economica inclusiva, in grado di affrontare il futuro e non di inseguire sempre le responsabilità del passato.