Abbiamo presentato i programmi del pd per costruire l’alternativa, per un progetto per un’Italia più giusta e più competitiva. Con il nuovo patto di stabilità l’Italia più sola. Tutto prevedibile, la destra lontana dalle radici europeiste.
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Lascio qui il mio intervento in versione testuale
Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, rappresentanti del Governo. Sono trascorsi quattrocentoventicinque giorni dall’insediamento del Governo di Giorgia Meloni e quattordici mesi dal giuramento. Per suo tramite, signor Presidente, mi rivolgo subito al Governo, alla maggioranza, ai colleghi di Fratelli d’Italia, della Lega, di Forza Italia, con due semplici domande.
Quando concentrerete le vostre energie nel valutare l’azione del vostro Governo, l’impatto delle misure che avete adottato sulla vita reale, sulle famiglie e sulle imprese, i risultati raggiunti, l’efficacia delle vostre misure? Lo dico con chiarezza. Voi avete una responsabilità di fronte agli italiani, che è quella di governare e garantire un futuro a questo Paese. Quando metterete fine alla retorica del “potevate farlo voi”?
Dateci una data. Sono trascorsi quattordici mesi. Io credo che, sul concetto del “potevate farlo voi”, tra un po’ il Paese non vi seguirà e l’Italia si sveglierà nel buio totale, senza misure per il futuro, senza misure per la crescita, con più disuguaglianza e con meno giustizia sociale.
Signor Presidente, tutti i colleghi del Gruppo Partito Democratico che sono intervenuti, i colleghi della Commissione bilancio, che ringrazio per il lavoro impegnativo svolto, hanno argomentato molto bene, non solo le critiche, ma soprattutto le proposte, cioè l’idea di società e di Paese alternativa alla vostra.
Vi dico nell’interesse del Paese, colleghi della maggioranza, che state dedicando troppo tempo a valutare il passato. Così facendo, dimenticate il presente e con questa legge di bilancio dimostrate che siete senza futuro. Voi avete costruito questa legge di bilancio dove il futuro non esiste. Ecco le ragioni per le quali la vostra manovra è senza respiro, espansiva tecnicamente solo per effetto della proroga di un solo anno del cuneo fiscale contributivo.
Ma diciamocelo con chiarezza: non un euro in più per i redditi dei lavoratori fino a 35.000 euro nel 2024 rispetto al 2023, pur di fronte a un’inflazione insostenibile che ancora pesa drammaticamente in maniera disuguale sui redditi delle famiglie, a maggior ragione su quelli più bassi. Una manovra per due terzi in deficit, senza misure per la crescita, una manovra solo capace di sovrastimare la crescita e di sovrastimare anche il contributo dell’1 per cento di PIL per me è insostenibile. Rischiate di dover privatizzare gli assi portanti dello sviluppo di questo Paese. Rischiate, cioè, di togliere dalla mano pubblica gli assi più importanti per la programmazione di un nuovo sviluppo economico.
È una manovra dunque senza futuro, che – peggio ancora – guarda al 2024, ma rischia di lasciare tra la metà e la fine del 2024 il nostro Paese a un bivio pericoloso, senza alcuna indicazione su dove andare. Siamo a quattordici mesi di comizi, tutti finalizzati a rafforzare la leadership della Presidente del Consiglio. Ma è evidente che in questo contesto cominciano a emergere grandi contraddizioni, divisioni interne alla maggioranza, veti e contrappesi e grandi difficoltà nell’affrontare le riforme necessarie per rimuovere i problemi strutturali del Paese. Ci sono nodi strutturali ancora più evidenti dopo una pandemia globale. Guardiamo innanzitutto il versante europeo: siamo al vostro primo importante fallimento proprio sull’asse portante delle politiche dello sviluppo economico che riguardano le famiglie e le imprese. Non sono stati sufficienti, Presidente, i tanti incontri bilaterali, i tanti viaggi, le tante foto e le tante immagini di relazioni tra il vostro Governo e gli altri Governi in sede europea. Era evidente, era tutto prevedibile e la ragione di fondo è che a voi mancano le radici dei valori europeisti, quelle necessarie per definire le alleanze in Europa, per costruire una nuova Europa. Voi non avete nulla a che vedere sul piano culturale con l’Europa di De Gasperi, di Spinelli, di Kohl, di Mitterand, di Monnet. Le vostre radici sono diametralmente opposte al bisogno di un’Europa coraggiosa sulle transizioni ambientali.
Abbiamo bisogno di un’Europa coraggiosa sulla strada delle transizioni ambientali, digitali e sociali, che sappiamo bene essere l’ambito necessario e ottimale. Dobbiamo progettare insieme il futuro delle nostre produzioni industriali. Ma, se questa maggioranza, per regolare i consensi interni, utilizza l’Europa per alzare i conflitti, per rivendicare un presunto orgoglio nazionale, in contrapposizione sempre con l’interesse nazionale, con le vostre azioni e le vostre iniziative, invece, rischiate di rendere l’Italia più debole, più sola, più isolata, meno centrale nelle dinamiche dello sviluppo economico e sociale di un nuovo piano di crescita.
Il fallimento dell’iniziativa del Governo sul Patto di stabilità e l’accordo che avete subito è solo in sintonia con un vostro obiettivo, purtroppo pericoloso per le famiglie e le imprese italiane, che io definisco “il tirare a campare”. Ecco alcune deroghe che emergono fino al 2027, che rischiano di non garantire un futuro chiaro, un programma strategico, un piano di sviluppo economico-sociale, in particolare sugli investimenti. Sono deroghe alla contabilizzazione degli interessi sul debito, sono deroghe al rientro sul deficit. Non è un successo: è un “tirare a campare” di fronte a una mediazione al ribasso che non siete stati in grado di costruire, perché non avevate né le alleanze, né le idee.
Avete criticato l’accordo proposto dalla Commissione europea. Avete attaccato anche direttamente il commissario Gentiloni. Ma poi avete venduto al ribasso un accordo che ha peggiorato la proposta della Commissione europea e che rischia di pesare anche sulla crescita del nostro Paese.
Portare l’industria e il lavoro nella transizione ambientale dovrebbe essere un obiettivo, il cuore portante delle politiche economiche del Governo. Formare le risorse umane e garantire ai nostri giovani percorsi di formazione importanti aggiuntivi per abbracciare la sfida della transizione devono rappresentare l’ossessione del Governo. Invece nulla, nessuna idea sullo sviluppo, nessuno progetto sulla crescita, nessuna idea sullo sviluppo economico e strategico del nostro Paese.
Solo misure negative: avete smontato l’Aiuto alla crescita economica (ACE), l’unica misura che avrebbe consentito alle piccole e medie imprese di aumentare i propri capitali non a debito e di rientrare maggiormente nella filiera possibile del credito per realizzare investimenti nell’innovazione e nello sviluppo. L’unica misura che c’era l’avete cancellata senza indicare una prospettiva diversa allo sviluppo economico del nostro Paese.
Colleghi, il difficile sentiero per la gestione del nostro debito pubblico passa da una maggiore crescita, che per noi deve essere inclusiva, orientata a ridurre le disuguaglianze, più giusta. Per noi, rimuovere la precarietà, alzare i salari, rafforzare la contrattazione collettiva, definire il salario minimo, sono provvedimenti indispensabili per una nuova competitività economica del nostro Paese. Dovete concentrarvi sui numeri reali. Occorre capirli: se in Italia gli stipendi non aumentano dal 1991 e negli ultimi trent’anni abbiamo avuto una crescita misera del più 1 per cento, mentre nei 57 Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) in Europa, in Asia e in America i salari sono lievitati del 32,5 per cento; se la quota dei salari sul PIL è al 40 per cento e quella dei profitti sale sempre di più verso il 60 per cento, significa che non siamo in grado, senza riforme strutturali, di garantire il sistema di welfare, di diritti universali nel futuro di questo Paese. Intendo dire che non è sostenibile se non riapriamo la stagione delle riforme e non la potete aprire come arma di distrazione di massa sull’autonomia differenziata o sul premierato.
La stagione delle riforme andrebbe aperta – e ve lo diciamo con grande franchezza – per sostenere la genitorialità, per muovere e rimuovere il blocco delle natalità, perché ci blocca il futuro. Dovreste pensare alla scuola, alla formazione, all’università, alla salute come un investimento, uscendo dalla logica di spesa e di costo. Questa doveva essere la sfida dell’Italia in Europa, anche chiedendo a Eurostat una riclassificazione della spesa come un investimento. Come abbiamo fatto per la ricerca doveva essere fatto per la salute, per la formazione, perché sono investimenti soprattutto al crescere dello sviluppo della ricerca. La sanità ha bisogno di essere ripensata come un investimento strategico, non come un luogo di menzogne, non come il luogo dove giochiamo sui numeri. In tutti i Paesi i parametri e i fabbisogni della spesa sanitaria tengono conto delle dinamiche dell’invecchiamento della popolazione e del PIL. State truffando gli italiani. State rendendo il diritto alla salute, che è scritto nella Costituzione, a pagamento per chi ha i soldi. State cominciando a rompere il profilo dell’universalità. È di questo che siamo preoccupati, perché in questa rottura non si produce più sviluppo economico, si producono solo più disuguaglianze e si rischiano nuovi conflitti. Lo diciamo con grande chiarezza.
Vi abbiamo proposto tante iniziative, come ad esempio quella di rimettere al centro la lotta all’evasione, e ci avete risposto con i condoni. Vi abbiamo proposto iniziative per calmierare il costo degli affitti per gli studenti, e non ci avete dato risposte. Ci avete lasciato senza risposte, non siete pervenuti. Il Ministro non si è presentato a discutere della necessità che il Paese ha di garantire agli studenti affitti accessibili, perché l’esigenza che abbiamo di formare i nostri giovani al futuro è strategica, decisiva e non potete abbandonarli. Vi abbiamo proposto un patto e una nuova proposta sulla sanità per sbloccare il tetto delle assunzioni, per risolvere il problema delle liste d’attesa, configurando perfino un’idea e una disponibilità a sedersi a un tavolo sulle riforme. Nulla: si risponde con la provocazione e la mistificazione dei numeri.
Vi abbiamo proposto il salario minimo e ci rispondete con una delega geneticamente modificata. Colleghi, aiutare i lavoratori, quelli più fragili, e garantire una maggiore sicurezza del lavoro dovrebbero essere non una questione dell’opposizione, ma un’esigenza del Governo, per garantire competitività economica e maggiore giustizia, tornando a restituire centralità e dignità alla parola lavoro. Il Ministro del lavoro? Non pervenuto: nessun parere su nessun emendamento è stato mai valutato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Infine, vi abbiamo proposto una misura che abbiamo ritenuto molto importante, quella di evitare i tagli lineari sulle Regioni, sugli enti locali e sulle Province, perché nel frattempo state ripristinando anche la stagione dei tagli lineari: nessuna risposta.
Le opposizioni vi hanno proposto una misura unica per contrastare la violenza di genere, che è necessaria, se vogliamo fermare il degrado del femminicidio e un sistema che, se non investiamo nella formazione delle risorse umane nelle scuole, rischia di lasciare una società sempre più in conflitto, sempre più rancorosa e sempre più violenta. Abbiamo fatto una proposta e in Commissione bilancio abbiamo avuto gli applausi da parte della maggioranza. Non abbiamo avuto, però, quello che chiedevamo, signor Presidente, ossia la disponibilità della maggioranza a convergere con noi su un’unica misura, per le poche risorse a disposizione del Parlamento, che poteva servire al Paese. La maggioranza ci risponde con l’apertura – come ha detto il collega Borghi – della nuova stagione delle mance 2.0: avete perso un’occasione.
Ora, proprio per queste ragioni, cominciamo a pensare che siate senza futuro: cominciate a cambiare strada, cambiate politica e riprendete il sentiero delle riforme, quelle che servono al Paese, non quelle che servono a distrarre il Parlamento e l’Italia dalle priorità vere.